Il Poerio al premio “Bottari Lattes Grinzane”

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Il Poerio al premio “Bottari Lattes Grinzane”

Sabato 20 ottobre la proclamazione del vincitrice al Castello Grinzane di Cavour.

E’ in partenza per Alba la rappresentanza della nostra giuria scolastica al premio “Bottari Lattes Grinzane”. Ecco il racconto dell’esperienza fatta dalle ragazze del Liceo delle Scienze Umane ed una breve presentazione dei libri che hanno composto la cinquina finalista, tutti disponibili nella biblioteca della scuola

 


LA NOSTRA ESPERIENZA di Noemi Russo

Il Premio letterario internazionale “Bottari Lattes Grinzane” è destinato ad opere di narrativa italiana e straniera edite in Italia e si propone di coinvolgere direttamente i giovani, ai quali viene proposto con la formula delle giurie scolastiche, composte da studenti di scuole superiori, che valutano le opere finaliste scelte precedentemente dalla giuria tecnica. Tra le scuole scelte quest’anno c’è anche la nostra, l’unica in Puglia: 16 ragazze  non solo hanno partecipato leggendo i 5 libri finalisti, ma li hanno saputi commentare, comprendendone il significato più profondo. Questa esperienza per molte di noi ha significato mettersi in gioco, in quanto questi libri trattano argomenti distanti dalla vita degli adolescenti e dalle esperienze alle quali siamo abituati, non solo per i temi forti quali guerre, morti violente o emigrazioni obbligate, ma anche per il linguaggio utilizzato, carico di espressioni complesse, distanti dalle semplici strutture con cui spesso ci esprimiamo. Ci ha permesso di capire realtà alle quali non prestiamo sempre attenzione e di focalizzarci non solo su noi stessi, facendoci estendere lo sguardo su ciò che accade quotidianamente nel mondo. Libri importanti, che in alcuni tratti risultavano pedanti ma che certamente ci hanno fatto crescere come persone.

 


NON DITE CHE NON ABBIAMO NIENTE di Letizia D’Andretta

“Non dite che non abbiamo niente” è un romanzo della scrittrice canadese Madeleine Thien, candidato al Premio Bottari Lattes Grinzane 2018.  Il romanzo coinvolge settant’anni di storia cinese, dalla dittatura di Mao Zedong alla strage di Piazza Tienanmen. “Non dite che non abbiamo niente” è formato da più storie che alla fine si intrecceranno. Tutto ha inizio con la scoperta del capitolo 17 del Libro dei ricordi, da parte di Marie dopo il suicidio del padre. Il libro non parla solo delle avventure di Da-Wei e di Quattro Maggio ma, soprattutto dei sogni dei protagonisti, Zhuli, Passero e Jiang kai, tre talentuosi musicisti, i cui sogni saranno distrutti dalla rivoluzione culturale che segna la Cina in quell’epoca. “Non dite che non abbiamo niente” è un libro che ad occhi poco attenti potrebbe sembrare confusionario, noioso e pesante, ma in realtà è pieno di frasi che vanno lette isolandosi dal resto del mondo e di insegnamenti che bisogna rileggere per capire. Non credo sia un libro non adatto alla nostra età, perché anche se non riguarda noi e non sono presenti finali da fiaba o vite felici, ci avvicina a quei temi su cui non potremmo mai farci delle domande e o avere risposte, perché non li conosciamo e rimarranno al di fuori dei nostri pensieri, finché un giorno per caso non leggeremo racconti o ci parleranno di queste situazioni. A volte, quando si studia storia, si trovano eventi tristi e segnati dal sangue, ma non ci fermiamo mai a chiederci cosa si provava a vivere in quell’epoca: ecco, “Non dite che non abbiamo niente” ti permette di immedesimarti nei protagonisti e di tornare indietro nel tempo con loro. Quindi sì, è un libro che per leggerlo bisogna concentrarsi e svuotare la testa da altri pensieri, ma vale la pena perché alla fine girerai la pagina sperando di trovare un altro capitolo.

 


LEGGENDA PRIVATA di Giuseppina Ficelo

Questo libro è l’autobiografia di Michele Mari, nella quale si mette in evidenza la sua difficile infanzia e adolescenza, con un padre molto severo e una madre costretta a dargli il bacino della buonanotte di nascosto. Questa “leggenda privata” è documentata con molte fotografie della famiglia dell’autore e descrive con un lessico originale la scuola e la cultura a Milano negli anni Sessanta e Settanta.

Apprezzo molto il coraggio dell’autore nel rendere pubblica la sua storia e nel raccontare aspetti molto personali della sua infanzia e adolescenza, ma il libro non mi è piaciuto molto perché io non ho mai letto nulla di Michele Mari, non lo conosco e quindi conoscere la sua biografia non mi ha né entusiasmata né interessata.

 

 

 

 


IL SETTIMO GIORNO di Claudia Veneziano

Il settimo giorno di Yu Hua, è un libro particolarmente coinvolgente, anche se non affronta tematiche a cui siamo soliti accostarci noi adolescenti. Si tratta dell’avvincente narrazione di Yang Fei, il protagonista, che si slancia tra il suo passato terreno e il suo presente imprecisato. Dopo l’esplosione del ristorante in cui si ferma a magiare, muore e inizia un cammino ultraterreno alla ricerca dei suoi affetti perduti, incontrando persone con storie molto emozionanti fino ad imbattersi nell’ uomo con i guanti blu. Chi è? Scopritelo leggendo questa storia commovente e originalissima, che mette in luce e denuncia le condizioni di vita in Cina.

Scrittura fluente con un registro medio-alto, un piacere per gli occhi e la mente. Leggendo e assaporando voracemente le pagine di questo libro, ho percorso, insieme al protagonista, un cammino interiore. Ottimo libro che, almeno una volta nella vita, tutti dovremmo leggere.

 

 


I RIFUGIATI di Giada Francavilla

I  rifugiati di Viet Thanh Nguyen è un insieme di racconti che trattano d’immigrazione, guerra e integrazione e che offrono diverse prospettive sui temi trattati.

I protagonisti sono uomini, donne e ragazzi che raccontano la difficoltà di vivere con un passato struggente, mostrando al lettore scene di morte e crudeltà che ritornano sempre a tormentare le loro menti. Nello stesso momento essi devono confrontarsi con una nuova cultura, una nuova società in cui dovranno integrarsi per restare al passo con il mondo che però sembra lasciarli indietro sempre di più, nonostante i loro  innumerevoli tentativi.

I rifugiati è anche però colmo di speranza: nonostante i racconti narrino di immigrati vietnamiti di quarant’anni fa, si rivolgono a tutti gli immigrati in tutto il mondo, questo rende il libro molto attuale

 

 

 


L’arcipelago della nuova vita, di Andreï Maine,  è un libro trascinante che tratta di un inseguimento all’interno della taiga, infatti è stato definito un western siberiano. Parla di cinque soldati che si lanciano all’inseguimento di una figura misteriosa scappata da un gulag, non chiedendosi se sia giusto o sbagliato ma semplicemente eseguendo gli ordini provenienti dai superiori. È la Russia di Stalin che Maine riesce a descrivere con parole crude e severe ma allo stesso tempo trasparenti, che non nascondono nulla. La vera protagonista del racconto è la taiga, cioè il luogo in cui avviene la trasformazione dei personaggi: inizialmente i cinque soldati inseguono il fuggiasco, ma alla fine è proprio lui a condurre il gioco e il suo ruolo diventa quello di guida. Maine non cade mai nel sentimentalismo, descrive i fatti dall’esterno. Inizialmente sembra voler raccontare solo gli orrori dell’epoca ma in seguito il romanzo si rivela un grande messaggio di speranza: ci fa capire che l’uomo è capace di aprire gli occhi e pensare per sè, di rendersi conto della realtà e di poter prendere decisioni migliori. Quando tutto sembra perduto e i soldati sono accecati dall’autorità, uno di loro riesce a ritrovare la propria umanità, e sarà proprio questa a salvarlo e a permettergli di incominciare una nuova vita superando gli orrori commessi in passato.

A parer mio il libro è stato travolgente e mi ha coinvolto appieno, anche perché l’autore usa una scrittura diretta ma non complessa. Mi ha trasmesso la voglia del protagonista di cambiare in maniera positiva. Più persone possibile dovrebbero leggerlo così da capire che credendo in sè stessi ognuno può arrivare alla propria libertà.

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