Il contenuto della circolare numero è riservato.
ZAKHOR- RICORDA
Parole ebraica che invita a fare Memoria, ed è quello che i nostri studenti hanno fatto, intraprendendo un ideale viaggio che, con entusiasmo, trepidazione e curiosità, li ha portati ad attraversare la dolorosa storia.
COMPRENDERE NON È POSSIBILE, diceva Primo Levi, perché la ragione umana non riesce a dare risposta e spiegazione ad un interrogativo essenziale e profondo: Come sia stato possibile? e perché è accaduto?… ed allora
CONOSCERE È FONDAMENTALE.
La conoscenza non può riguardare solo il soddisfare la curiosità relativa all’organizzazione della macchina dello sterminio ma di come si è arrivato ad esso. Quali sono state le tappe della disumanizzazione di una società che ha assistito, come spettatore silenzioso e colpevole, alla adozione delle leggi razziali e la graduale riduzione dei diritti civili di tanti cittadini.
E se l’uomo ha taciuto, DOVE ERA DIO?
Quel Dio amato, temuto, pregato?
La risposta l’abbiamo cercata nella voce dei testimoni, le cui parole ci hanno aperto un mondo intimo, ricco di paure, di timore, di speranza e di smarrimenti, di una fede forte ma anche una fede che vacilla di fronte alle atrocità ; come è stato per Elie Wiesel, il quale racconta, nella sua drammatica e lacerante esperienza della totale umiliazione e disprezzo per l’umanità , di come si estingue il suo desiderio di vivere, nell’oscurità di quella lunga prima notte a Birkenau , nella quale il suo Dio viene assassinato, annientato, schiacciato, così come i suoi sogni ed i suoi progetti di ragazzo.
O nelle parole di Elisa Springer ,” ho visto Dio. Ho visto Dio, percosso e flagellato, sommerso dal fango, inginocchiato a scavare dei solchi profondi sulla terra, con le mani rivolte verso il cielo, che sorreggevano i pesanti mattoni dell’indifferenza. Ho visto Dio dare all’uomo forza, per la sua disperazione, coraggio alle sue paure, pietà alle sue miserie, dignità al suo dolore. Poi… lo avevo smarrito, avvolto dal buio dell’odio e dell’indifferenza, dalla morte del mondo, dalla solitudine dell’uomo e dagli incubi della notte che scendeva su Auschwitz. Lo avevo smarrito… insieme al mio nome, diventato numero sulla carne bruciata, inciso nel cuore con l’inchiostro del male, e scolpito nella mente, dal peso delle mie lacrime… Lo avevo smarrito… nella mia disperazione che cercava un pezzo di pane, coperta dagli insulti, le umiliazioni, gli sputi, resa invisibile dall’indifferenza, mentre mi aggiravo fra schiene ricurve e vite di morti senza memoria.
Ho ritrovato Dio… mentre spingeva le mie paure al di là dei confini del male e mi restituiva alla vita, con una nuova speranza: io ero viva in quel mondo di morti. Dio era lì, che raccoglieva le mie miserie e sollevava il velo della mia oscurità. Era lì, immenso e sconfitto, davanti alle mie lacrime”.
Nell’incipit del suo libro, Il silenzio dei vivi, Elisa Springer afferma:
«Oggi più che mai, è necessario che i giovani sappiano, capiscano e comprendano: è l’unico modo per sperare che quell’indicibile orrore non si ripeta, è l’unico modo per farci uscire dall’oscurità. E allora, se la mia testimonianza, il mio racconto di sopravvissuta ai campi di sterminio, la mia presenza nel cuore di chi comprende la pietà, serve a far crescere comprensione e amore, anch’io allora, potrò pensare che, nella vita, tutto ciò che è stato assurdo e tremendo, potrà essere servito come riscatto per il sacrificio di tanti innocenti, amore e consolazione verso chi è solo, sarà servito per costruire un mondo migliore senza odio, né barriere. Un mondo in cui, uomini liberi, capaci e non schiavi della propria intolleranza, abbattendo i confini del proprio egoismo avranno restituito, alla vita e a tutti gli altri uomini, il significato della parola Libertà”.
Ma non c’è libertà senza DIGNITÀ.
E la dignità è la mia identità. È il mio nome! Ed è per questo che l’ideale viaggio si è concluso con un lavoro sulle “pietre d’inciampo”, per restituire umanità non solo ai pochi nomi che abbiamo individuato , ma simbolicamente a tutte le vite spezzate.
Ma vogliamo anche ANDARE OLTRE la semplice Giornata della Memoria, e, simbolicamente, trasmettere ai nostri studenti che anche loro non sono solo un numero nell’elenco della classe, ma sono uomini e donne , che pur con le loro fragilità, sono persone che abbiamo a cuore , che ci interessa la loro vita ed i loro sogni.
Ai nostri studenti, ed a tutta la comunità scolastica, le parole di Primo Levi
“Dico per voi, compagni d’un cammino
Folto, non privo di fatica,
E per voi pure, che avete perduto
L’anima, l’animo, la voglia di vita.
O nessuno, o qualcuno, o forse un solo, o tu
Che mi leggi: ricorda il tempo
Prima che s’indurisse la cera,
Quando ognuno era come un sigillo.
Di noi ciascuno reca l’impronta
Dell’amico incontrato per via;
In ognuno la traccia di ognuno.
Per il bene od il male
In saggezza o in follia
Ognuno stampato da ognuno.
Ora che il tempo urge da presso,
Che le imprese sono finite,
A voi tutti l’augurio sommesso
Che l’autunno sia lungo e mite”.
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